Indymedia e/o rapporti sociali

Personalmente ho avuto Indymedia Italia come home page per anni, fino al fatidico 2006.Questo perchè la possibilità di fare informazione e comunque di avere un controllo di base su di essa, era un concetto di rottura tanto quanto lo erano state le radio libere negli anni settanta. Questo tanto per dire che nessuna tecnologia inventa concetti, semmai li sviluppa. Lo scioglimento del progetto iniziale Indymedia, e voglio appositamente evitare valutazioni politiche su gestioni ed uso, ha lasciato sicuramente un vuoto informativo e comunicativo, figlio a mio avviso del decadere sia di una proposta politica, sia per mancanza di sviluppo di una comunicazione propositiva, sostituita, spesso anche dietro strumentalizzazione degli apparati e dei servi del potere dello stato, dal proliferare di notizie filtrate da interpretazioni difficilmente verificabili, illazioni, accuse, insinuazioni, in poche parole il media era diventato una sorta di “Chi” telematico. Perdendo contenuti, analisi, dialoghi. Il tentativo di ripresa ha poi sofferto dell’eterogeneità (che di solito è ricchezza, o dovrebbe esserlo) dei proponenti, che non a caso per scelta non si sono coordinati fra loro in un nodo nazionale come nella versione precedente. Chiudo qui la pippa analitica.
Al momento attuale secondo me, è abbastanza poco probabile cercare di proporre una ripetizione/recupero del progetto Indymedia 1.0 o qualcosa cmq fatto su quella falsariga. Il progetto 2.0 di fatto è stato un fallimento, ma non per colpe (brutta parola, patrimonio di preti e giudici) esclusivamente sue, ma piuttosto della realtà sociale in generale, e del fatto che a tuttora, chi si oppone al dominio, in questo campo comunicativo, del capitalismo, non è ancora riuscito ad immaginare, quindi meno che mai costruire, non tanto quella rete 3.0 che immagino tanti pionieri del web sognino, ma quella rete comunicativa e sociale 3.0 in generale, che sola potrebbe creare le connessioni sia sociali che cibernetiche capaci di contrastare il monopolio della comunicazione sociale attualmente esercitato in forma dittatoriale dall’imperialismo (oooh! la parolaccia!)
Il fatto che la maggior parte delle persone affidi a Facebook, Twitter e altri (anti)social network la propria socialità, meglio sarebbe dire la propria illusione ed il proprio surrogato di socialità, dovrebbe dirla lunga sullo stato atuale dei rapporti sociali e sul potere dei nuovi media a livelo politico.
Tagliando corto, sarebbe importante ed utile che chi in possesso non solo di conoscenze informatiche, ma anche e soprattutto di coscienza politica di classe, lavorasse allo studio di strumenti capaci di strappare quanta più gente possibile al flautaio magico facebook o suoi simili, per creare reti di connessione fuori dallo sfruttamento del business, fuori per quanto si può dal controllo, ma soprattutto, se vogliono riuscire nell’intento primario, ricostruire i rapporti sociali fra la classe lavoratrice, evidenziare il fatto che nessuna mail, nessun tweet, nessun post e nessuna chat possono, né devono, rimpiazzare i rapporti sociali fra gli individui. Fino a prova contraria, mangiamo cibo reale, non torrent di esso.

Gb ha scritto:

Ciao
il mio nickname è Gb seguo questa lista e prima movimento,ECN è stato il
primo collettivo di attivismo,di sperimentazione,di un uso diverso della
rete da quello che proponeva il mercato.
Anni dopo in seguito al G8 di Seattle nacque bene o male in tutto il
mondo un ambizioso progetto,quello di fare informazione dal basso,dove
ogni persona era il media,e con software scritti ad hoc nacque il
network Indymedia (((i))).Indymedia é una rete che produce e
distribuisce informazione indipendente, a livello mondiale. Il network
IMC é composto da circa centocinquanta siti web, gestiti da altrettanti
gruppi (collettivi e/o reti) locali, dislocati in piú di cinquanta stati
differenti – tra cui tutti i maggiori (eccetto la Cina) – e in ogni
continente.
Nel giugno 2000 Indymedia sbarca in Italia, a Bologna. Mobilitazione
nazionale contro l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Europeo). Un ragazzo intelligente e ambizioso, un giovane
hacker talentuoso: due persone sono sufficienti per allacciare i
contatti con l’altro lato dell’oceano, e ottenere il via libera per
aggiungere un nuovo nodo al network internazionale IMC. Attivano le
rispettive reti di contatti, e lanciano Indymedia Italia. Alcuni centri
sociali e il giro telematico antagonista intuiscono le potenzialitá
dell’esperienza e ne accompagano la crescita.

Per piú di un anno Indymedia Italia si é evoluta, come progetto, come
partecipazione, in un ambito seriamente undergound, nell’indifferenza
(quasi) generale del grande pubblico, e degli altri media. Poi, é
arrivata Genova – i giorni caldi del g8. Che Indymedia ha saputo
raccontare come nessun altro.

Indymedia é giornalismo senza giornalisti, media senza mediazione.
Chiunque interviene in modo diretto e (ap)porta il suo contributo, che
si integra in una modalitá immediata, paritaria, priva di censure, al
flusso esistente. E lo arricchisce. Indymedia é il media per tutti.
Ideato da persone che vogliono sottrarsi alle rappresentazioni dei loro
percorsi e lotte attuate dai media istituzionali: rappresentazioni quasi
sempre banalizzanti, spesso mistificatorie, e a volte intenzionalmente
diffamatorie.

Questo sistema sicuramente dava fastidio a molti per gli scopi politici
per cui era nato e per le informazioni che spesso davano fastidio,la
verità è sempre scomoda…infatti dall’irruzione nel Media Center di
Genova,si cerca in tutti i modi e in vari attacchi di zittire questa
voce,molti sono gli esempi e le strumentalizzazioni dalle destre,al
parlamento,a connivenze con gruppi estremisti,addirittura si scomoda il
Papa.
Poi sappiamo tutti che nel 2006 il sito nazionale chiuse e nacquero dei
nodi locali,ognuno indipendente.
Ora sicuramente il progetto non è stato al passo con i tempi,che dire se
indymedia aveva ad esempio la possibilità di caricare video ed ogni tipo
di file ben prima di youtube e dei social-network,ma questa è un altra
storia…Di tutto questo ad oggi rimane in piedi il sito lombardo oggi
http://lombardia.indymedia.org
che purtroppo per svariati problemi,in primis quello della parte
economica,ha lanciato con la riapertura delle pubblicazioni,un conto
alla rovescia che se non troverà, proposte concrete,consigli,contributi
e qui ci rivolgiamo a tutti movimenti,associazioni,collettivi…chiuderà
definitivamente a fine agosto.
Pensiamo che il sito sia una importante risorsa per chi crede
nell’informazione alternativa, un’informazione senza padroni.
Per questo vi invitiamo a postare sul sito le vostre idee,o quello che
potete dare,fare,collaborare, perchè non si debba andare su facebook o
twitter che sono tutt’altro che informazione libera e dal basso.


             -(Rapt)-
https://radiougu.noblogs.org/

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