Storia e simboli

Più che parlare di simboli offesi (vedi articolo sotto) sarebbe il caso di riflettere su altro, come ad esempio il fatto che ciò che dal PCI è scaturito, è uno dei più grandi poli della difesa dello sfruttamento e della devastazione, territoriale come sociale ed economica. Si deve anche e forse soprattutto a loro se nei quartieri proletari la marmaglia fascista riesce ad attecchire. Dopotutto, grazie a questi signori, ormai indissolubilmente mescolati ai democristiani, molto peggio che ai già gravi tempi del compromesso storico, gli imbonitori neri fanno ben poca fatica a far vedere una “sinistra” padrona e legata allo sfruttamento.
Riguardo il discorso memoria, anche qui, le responsabilità sono gravi, perchè quei signori, e parlo dei caporioni, non certo dell’elettore, che comunque dovrebbe svegliarsi, sono quelli che hanno riscritto la storia delle lotte di classe in Italia, tacendo su questo, camuffando su quello, mentendo su quell’altro, contribuendo a creare una istruzione pubblica sempre più carente e deculturalizzata, quella che ti fa sentire nelle interviste ai ragazzi che “Matteotti è stato ucciso dalle Brigate Rosse”, ed altre piacevolezze storiche del genere.
Non hanno molto allora di che lamentarsi se sabato è stato “attaccato un simbolo storico”, perché loro per primi hanno cancellato quella storia nella cultura di chi oggi manifesta, e che di conseguenza in quella sede non vede altro che uno dei centri in cui viene perpetrata la politica dello sfruttamento e della devastazione. Anzi, per restituire loro certe terminologie, della devastazione e saccheggio. Ai danni della classe lavoratrice, ovvio.

http://www.huffingtonpost.it/enrico-strina/attacco-al-pd-di-via-dei-giubbonari-ovvero-del-perche-e-sbagliato-colpire-la-storia_b_4315745.html?utm_hp_ref=italy

Attacco al Pd di via dei Giubbonari, ovvero del perché è sbagliato
colpire la Storia

Pubblicato: 21/11/2013 13:58
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Corteo ROma No Tav <http://www.huffingtonpost.it/news/corteo-roma-no-tav/>, No Tav ROma <http://www.huffingtonpost.it/news/no-tav-roma/>, No Tav Corteo Roma <http://www.huffingtonpost.it/news/no-tav-corteo-roma/>, cronaca <http://www.huffingtonpost.it/news/cronaca/>, Gianni Cuperlo <http://www.huffingtonpost.it/news/gianni-cuperlo/>, No Tav <http://www.huffingtonpost.it/news/no-tav/>, Notizie <http://www.huffingtonpost.it/news/notizie/>, Partito Democratico <http://www.huffingtonpost.it/news/partito-democratico/>, Pd <http://www.huffingtonpost.it/news/pd/>, Roma Corteo <http://www.huffingtonpost.it/news/roma-corteo/>, Roma Corteo Partito Democratico <http://www.huffingtonpost.it/news/roma-corteo-partito-democratico/>, Roma Pd Corteo No Tav <http://www.huffingtonpost.it/news/roma-pd-corteo-no-tav/>, Notizie <http://www.huffingtonpost.it/italy>

A vederla senza didascalie, ieri sembrava il “tipico” attacco dei soliti gruppuscoli post-fascisti. La storica sede del Pci a Via dei Giubbonari, ora sede del Pd Centro Storico, imbrattata, insultata, sporcata, rovinata, deturpata. <http://www.huffingtonpost.it/2013/11/20/no-tav-roma-corteo-petardi-contro-sede-pd_n_4309710.html> Tutto ciò è grave, perché si attacca la memoria, la Storia. Si insultano proprio coloro i quali si sono battuti contro quel fascismo tanto invocato come pericolo presente quotidianamente.

L’attacco a quel luogo, una didascalia della storia politica romana e italiana, è grave e onestamente brutto da vedere. Se la Storia fosse sempre in grado di insegnare qualcosa, questo qualcosa sfugge a chi, partendo dalla sinistra estrema, riesce a compiere lo stesso atto dell’ultimo dei fascisti: attaccare un baluardo dell’antifascismo. Un “luogo antropologico”, come lo definirebbe Marc Augè, contrapponendolo ai suoi “non-luoghi”.

È vero, il Pd ora è simbolo, per la protesta No-Tav, di ben altro: <http://www.huffingtonpost.it/2013/11/20/vertice-italia-francia_n_4310459.html> lontananza dalle lotte sociali, verticismo, verticalismo, elitarismo, decisioni prese altrove. Ma rimane il fatto: chi dice a Pd e Pdl di agire come dei fascisti autoritari, in realtà si propone e crea un’azione che, di primo acchito, fa pensare più a Casa Pound che ai militanti No-Tav, da sempre coevi a certe manifestazioni della sinistra extraparlamentare e autonoma.

Dispiace perché è un’azione di una certa ignoranza, francamente. Anche perché non vogliamo pensare che un tale fatto possa essere messo in atto con meditata e ponderata preparazione, sarebbe aberrante. Colpire così la memoria, in modo preponderato, è una cosa che non vogliamo neanche prendere in considerazione. È come attaccarsi da soli, accoltellarsi, dare le capocciate al muro, cancellarsi, ritirarsi. È far diventare quella sede un numero all’interno del file “luoghi assaliti”, come le banche o le sedi delle agenzie di lavoro interinale. Non cambia assolutamente nulla ed anzi Via dei Giubbonari diventa come un bancomat. Lo pigli, lo sporchi, lo denudi, lo rendi inutilizzabile per te e per le generazioni successive.

La lotta di coloro i quali protestavano ieri (in realtà finora una lotta dura, ma fatta di difesa del territorio, di abitanti in loco veri, di obiezioni fondate dalla vita di tutti i giorni) si è mischiata con la disperazione dei giovani metropolitani, che non hanno un territorio da difendere, perché ormai lo percepiscono come un percorso senza radici e senza capacità creativa, denso di significati eterocostruiti e mai insistenti sulle forme spaziali. In pratica la città,

, per costoro, è diventato un circuito di Formula 1: si parte dal punto x, si corre in tondo e si arriva al medesimo punto x, che è inizio e fine.

Conoscenza ed elaborazione del luogo umano diventano momenti contemporanei. La conoscenza viene subito attaccata dall’elaborazione, come se il tempo intercorrente tra i due momenti fosse un’appendice inutile. Forse bisogna ripartire da qua: dall’elaborazione. E pensare che per arrivare a quella elaborazione ci vogliono percorsi lunghi anni, soprattutto se è il nichilismo delle folle giovanili precarie e senza prospettive a trionfare.

Questo trionfo però non può sopraffare l’importanza della memoria e della storia, perché sennò si rischia un cortocircuito sociale in cui uno dei pochi appigli cui rivolgersi per interrogare il mondo, la Storia, quella con la S maiuscola, va ad essere soppressa dal nichilismo stesso. E l’estetica dell’atto diviene talmente barbara da sorprendere nel tornare al punto iniziale: ma sono stati i fascisti?

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