Il conto

Ricordiamoci di presentare il conto

Il cinema catastrofista hollywoodiano è alla fine arrivato sulle nostre tavole, servito ben caldo in tutte le sue salse di sfilate di camion militari che portano via bare e chiusure generalizzate di praticamente ogni spazio di socializzazione che non sia legato al soddisfacimento dei bisogni primari (comunque commercio).

Si stanno, ci stiamo, chiedendo tutti, come sia possibile, cosa sia successo veramente, a cosa si deva questa pandemia. In realtà, se non tutte, molte risposte sono arrivate ben prima delle domande, se è vero che durante un incontro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2018 un gruppo di esperti R & D Blueprint aveva coniato il termine Disease X (Morbo X) dicendo che “la nuova pandemia sarebbe stata causata da un nuovo, sconosciuto patogeno che non ha ancora colpito la popolazione umana. Il Morbo X probabilmente sarebbe risultato da un virus originario dagli animali e sarebbe dovuto emergere da qualche parte nel pianeta in cui lo sviluppo economico mette insieme persone e fauna selvatica. Il Morbo X potrebbe venire confuso con altre malattie all’inizio del suo arrivo e si potrebbe diffondere velocemente e silenziosamente; sfruttando le reti dei viaggi ed affari umani, raggiungerebbe molti paesi e provocare isolamento. Il Morbo X dovrebbe avere un tasso di mortalità superiore a quello dell’influenza stagionale ma si diffonderebbe con la stessa facilità. Dovrebbe scuotere i mercati finanziari ancora prima di raggiungere lo status di pandemia”. Sembra che la descrizione, pur con due anni di anticipo, inquadri molto bene quella che è la situazione attuale.

Traducendo in termini pratici, facendo riferimento ovviamente a quanto sostengono esperti di varie discipline, dall’economia alla medicina, dalla storia all’urbanistica, posto che ben difficilmente si riuscirà mai ad identificare il vero ‘paziente 0’, rimane il fatto che lo scatenarsi iniziale del fenomeno si è verificato nella regione di Wuhan, una piccola città divenuta in pochi anni una megalopoli ai danni dell’habitat selvatico circostante. Poco importa anche quale sia stato nello specifico l’animale untore, rimane il fatto che anche qui le conseguenze di questa devastazione ambientale erano state descritte anni prima, quando già si parlava di ‘spillover’ (in italiano ‘zoonosi’). Praticamente, la contiguità fra uomo e fauna selvatica fa sì che dei virus originariamente ambientati sull’animale, realizzino una mutazione e si adattino all’organismo umano, privo di difese al riguardo.

C’è anche chi attribuisce la responsabilità al salto nell’accrescimento di irradiazione di onde elettromagnetiche. Viene fatto il paragone fra la famosa influenza spagnola del 1918 (avvento ed enorme diffusione della radio), epidemie scoppiate agli inizi degli anni ‘60 (enorme diffusione dei radar già durante la seconda guerra mondiale) e l’attuale sovraffollamento di satelliti radio in orbita nella fascia di protezione dell’atmosfera terrestre (trasmissioni satellitari, 5G; il signor Elon Musk da solo ha avuto l’autorizzazione a metterne in orbita 1200 in un paio d’anni).

Cambiando il fattore scatenante, o la ‘pistola fumante’, come piace dire al Pentagono, o associando entrambi ad altri, rimane però sempre la stessa la mano. Un sistema economico che da sempre si disinteressa della sopravvivenza dell’ambiente come della forza-lavoro che spreme per estrarre sempre maggiori profitti. E causando sempre maggiori devastazioni. Inutile dilungarsi eccessivamente, esiste una vasta scelta di argomentazioni in proposito.

Resta il dato dell’enorme e rapidissima diffusione del contagio, favorito anche da tentennamenti e atteggiamenti che si potrebbero definire beffardi, se non ci fosse di mezzo la pelle di migliaia di persone, da parte di questo o quel governo. Il tutto accompagnato fin dall’inizio da uno scrollone finanziario le cui conseguenze sono poco prevedibili.

Arrivati alla terza settimana di marzo, in Italia si registrano più morti che nell’intera Cina. E qui le spiegazioni sono clinicamente intuibili, data l’alta età media degli italiani. C’è però da chiedersi a cosa si deve questa età media (secondo paese più vecchio al mondo): infertilità/insensibilità della popolazione, o piuttosto politiche economiche succedutesi dagli anni ‘80 fino ad oggi, che rendono difficilmente gestibile la crescita di figli per i proletari? I costi di casa, salute, istruzione ed alimentazione sono a livelli tali per cui spesso è poco praticabile il ‘metter su famiglia’, lasciando poi da parte altri tipi di argomentazione sul superamento del ruolo della famiglia cellulare. La difficoltà a trovare un posto di lavoro, la precarietà ormai generalizzata di quelli disponibili e l’estrema ricattabilità del lavoratore, fanno il resto, insieme a ritmi di vita sempre più veloci per consentire e assecondare le esigenze di velocizzazione nella circolazione di merci e capitali.

Questa velocità, fra l’altro, insieme ai tagli alla spesa pubblica continui, fanno sì che chiunque possa, deva ricorrere al volontariato di genitori e nonni, per accudire figli, sbrigare faccende varie, esponendo però queste persone al contatto con molti ambienti e persone, cosa che velocizza pure la diffusione di questo contagio proprio sulle persone che maggiormente andrebbero tutelate e protette. Qualunque cosa ne pensi l’INPS che risparmierà sul versamento di migliaia di pensioni.

Ma non solo gli anziani e le persone già immuno-depresse, anche molti lavoratori stanno morendo; medici, impiegati delle poste, tutte i lavoratori che, occupati in settori non coinvolti nel blocco, rimangono esposti al contatto con molte persone. Senza protezioni adeguate, nemmeno in ospedale, se è vero quanto dice il SI Cobas sul fatto che vengono fornite per risparmiare mascherine di tipo meno protettivo di quelle che sarebbero necessarie, quando addirittura in molti posti di lavoro queste non vengono nemmeno fornite, e si vedono lavoratori e persone girare con le semplici mascherine bianche senza valvole, quelle da polveri per intenderci. Le indicazioni alla popolazione poi stanno destando lo stupore nei paesi asiatici che iniziano a vedere un grosso rallentamento, almeno per ora, nell’epidemia. Quella di dire che la mascherina è necessaria solo se si è infetti per non contagiare gli altri, pare abbastanza di cattivo gusto. Certo che il materiale a disposizione deve esser messo a disposizione in primo luogo del personale sanitario, poi degli altri lavoratori costretti al contatto col pubblico eccetera. Ma dire alla gente di girare tranquillamente senza, va assolutamente contro tutte le misure di controllo e restrizioni che al contrario vengono applicate prontamente.

C’è poi l’aspetto economico da vedere. In primo luogo, molte persone hanno perso, temporaneamente o definitivamente, il posto di lavoro. Molte altre sono nell’impossibilità di lavorare, con o senza promesse, per ora solo tali, di ‘aiutini’ da parte del governo. Con le economie a livello globale che stanno andando in recessione (ma ci stavano già finendo prima, anche senza il covid-19), se e quando si risolverà questa pandemia, bisognerà vedere come riprenderanno le cose, a favore di chi e a danno soprattutto di chi, ma questa seconda cosa appare abbastanza scontata: di noi operai e lavoratori. I governi per far fronte all’emergenza, ben lungi dal sottrarre fondi ai loro giochi di guerra, reale o simulata che sia (vedi l’enorme esercitazione nel nord Europa), contraggono ulteriori debiti con i privati (banche), debiti che dovranno presto o tardi venire saldati, ed anche qui, ci vuole poca fantasia per sapere da quali tasche dovranno uscire, in forma diretta o indiretta.

Nel frattempo, grazie a questi realizzatori di visioni distopiche, siamo chiusi nelle case, perché è consentito, giustamente se ci fosse coerenza su tutto, uscire solo per necessità reale; perché è consentito se non d’obbligo lavorare in certi ambienti e condizioni, ma non fare assemblee, manifesrazioni, riunioni. E questo lascia via libera a lor signori per manovrare le loro politiche ed i loro giochi economici, preparando misure future che andranno a rendere il più possibile normalità questa situazione emergenziale. Dalle ‘app’ che monitorano gli spostamenti dei telefoni cellulari (come se già non lo facessero senza dichiararlo), all’esercito schierato per strada, come se si fermasse un’epidemia sparando a chi contravviene alle disposizioni sulla circolazione; dal risparmio (loro) per licenziamenti e pensioni che non verranno più erogate, all’immancabile e prevedibile richiesta di sacrifici per far ripartire il paese. Senza contare il fatto che, posto che si riesca ad arrestare questa epidemia, con o senza ondate di ritorno, è altrettanto facile prevedere che di eccezionale questa ha solo il fatto di essere la prima da molti decenni che coinvolge il mondo delle potenze economiche, e che non sarà l’ultima, se questo sistema di sfruttamento di classi ed ambiente non verrà fermato. Pensiamo allo scioglimento dei ghiacci, che potrebbero mandare in circolazione altri organismi nocivi o letali per i quali non abbiamo anticorpi, andando ad aggiungersi a quelli con le caratteristiche del covid-19. Una situazione come questa, purtroppo, rischia di diventare abituale per le generazioni future.

Ma nel frattempo, chiusi nelle nostre case o in posti di lavoro sottoposti a stress e rischio, ci rapportiamo fra di noi quasi solo attraverso i social, per scambiarci rassicurazioni, scambiare qualche scherzo che renda meno pesante la clausura e la tensione. E in questo modo, siamo ancora meno classe che mai, perché ci stanno ridecendo ad individui legati agli altri solo da forme di comunicazione commerciali, da rapporti al massimo di amicizia o di vicinato. Il tutto regolamentato e controllato dall’alto.

Ben vengano allora iniziative come quelle delle brigate volontarie che in alcune città vedono giovani compagn* autorganizzarsi, dietro formazione da parte del personale di Emergency, per dare assistenza a domicilio a chi non è in grado di essere autosufficiente. Autorganizzazione dal basso, ma non alla cieca, che potrebbe fare danni ancora maggiori. Questa è una scelta che va generalizzata, sia nell’assistenza ai più svantaggiati, sia nel ricompattarci in quanto vittime principali di questa ed altre epidemie, da quella sanitaria a quelle economiche ben più frequenti.

Impossibilitati a confrontarci faccia a faccia, impariamo a farlo usando, almeno per ora, non i loro mezzi commerciali e ultra controllati, ma le tantissime risorse che ci sono a disposizione. Oltre alla controinformazione, sempre necessaria, è fondamentale riprendere e sviluppare il confronto sia su quello che è, sui perché, ma soprattutto sul dopo, per non essere presi come sempre alla sprovvista.

Da anni siamo bravissimi a fare analisi di ogni genere, salvo che poi, quando le cose si verificano nella realtà, ce ne restiamo a bocca aperta a dire “Ma come, già adesso?”

Tutti questi disastri è evidente che sono causati dalla grande abbuffata che il capitale ha fatto per secoli e continua a fare. Ma alla fine di ogni abbuffata, bisogna che ci ricordiamo di presentare il conto.

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